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La Monsanto compra l’azienda dei semi “Terminator”

di F. William Engdahl – 07/06/2010


Alla conquista del Mondo


Fonte: Arianna Editrice

Le ricerche sui semi OGM sono state finanziate dal governo degli
Stati Uniti fin dal 1983, quando, tramite il Dipartimento
dell’Agricoltura (USDA), ha iniziato a collaborare con l’azienda Delta
& Pine Land (DP&L), in seguito divenuta parte del gruppo
Monsanto. Lo scopo di Washington è stato quello di instaurare il proprio
controllo sul mercato delle sementi in intere aree del mondo; infatti,
quello che è emerso nel corso degli anni è che la cosiddetta
“Rivoluzione Genetica” non ha nulla a che fare col tentativo di
risolvere i problemi di denutrizione delle popolazioni più povere;
bensì, il suo scopo è quello di assumere il controllo delle fonti di
approvvigionamento alimentare – le colture di riso, grano, soia,
frumento, frutta, verdura e cotone – dell’intera umanità. Tale progetto è
stato portato avanti grazie all’imposizione dei brevetti, e dei
conseguenti diritti sulla proprietà intellettuale, prima sui semi, e poi
via via sulle forme di vita, controllati dalle grandi multinazionali
dell’agribusiness.

Tale strategia è facilmente rintracciabile nella filosofia commerciale
di queste aziende (Monsanto, DuPont o Dow Chemicals) , le quali, nel
corso degli anni ‘90, hanno cominciato a diffondere massicciamente gli
erbicidi chimici, come il Roundup, in modo che i contadini di tutto il
mondo fossero costretti ad acquistare i loro semi geneticamente
modificati, unici in grado di resistere a tali prodotti, come i semi di
soia Roundup Ready. A questo punto, però, nasceva l’esigenza di
accertarsi che i coltivatori che utilizzassero le loro sementi,
pagassero loro anche i diritti. Spesso questo significava assumere
costose agenzie investigative, come la famigerata Pinkerton. Per ovviare
a tale situazione, le multinazionali dell’agribusiness chiesero aiuto a
Washington. Tale collaborazione sfociò nei progetti scientifici di
creazione di semi che non potessero essere riutilizzabili la stagione di
semina successiva, in pratica di “semi suicidi”. Il risultato furono le
GURTs (Tecnologie per un Uso Ristretto dei Geni), conosciute anche col
nome di semi Terminator.



Questa scelta politica e commerciale sta comportando la scomparsa del
mondo agricolo tradizionale, basato da sempre sullo scambio di semi e
delle conoscenze. Che dietro a ciò vi sia la Rockefeller Foundation è
riscontrabile in una vicenda accaduta durante la “storia” dei
Terminator. Quando, nel 1999, si venne a sapere che tali semi sarebbero
stati presto messi sul mercato, si registrarono massicce proteste di
massa in ogni angolo del mondo. Per evitare che l’attenzione del
pubblico si orientasse troppo in senso contrario al progetto ad ampio
raggio della “Rivoluzione Genetica”, intervenne il presidente della
Rockefeller Foundation in persona, Gordon Conway, per invitare la
DP&L a desistere dai suoi propositi. Dietro le quinte, sfruttando
gli agganci a Washington, le ricerche su questi prodotti continuarono, e
vennero finanziati con fondi pubblici, tanto è vero che nel 2001,
durante la presidenza Clinton, venne annunciato un accordo commerciale
tra la multinazionale e l’USDA per la loro commercializzazione,
imponendoli senza suscitare eccessivo clamore.

In questo scenario, è di particolare interesse concentrarsi sulla
storia della Delta & Pine Land (DP&L), in quanto emblematica
delle forze in campo. Questa azienda viene fondata nel 1888, in
Mississippi, negli Stati Uniti. Diventa particolarmente interessante
nel 1983, quando inizia a collaborare con Washington alla realizzazione
di semi che siano inutilizzabili dopo la prima stagione di semina,
chiamati poi Terminator. Per tale prodotto, nel 1998, ottiene il
brevetto esclusivo No.  5,723,765. Come già detto, queste varietà
consentivano alle multinazionali di risparmiare molti soldi, e le
assicuravano sul fatto che i contadini sarebbero stati costretti a
comprare nuove sementi ogni stagione. Come ulteriore effetto, venivano
automaticamente imposti i diritti sulla proprietà intellettuale anche in
quei Paesi dove non esistevano legislazione in materia. L’uomo che si
occupò della regia occulta di questa strategia politico-commerciale fu
il Segretario di Stato Henry Kissinger, un uomo legato alla famiglia
Rockefeller. Costui elaborò la teoria del “cibo come arma”, riassumibile
in una sua massima: «Controllate il petrolio e controllerete interi
continenti; controllate il cibo e controllerete i popoli». Molti furono
gli esempi in cui tale “strategia” venne applicata, basti pensare al
caso del Cile. Durante gli anni del governo Allende, Washington, in
accordo con i proprietari terrieri locali, bloccò le forniture
alimentari al Paese, gettando nella fame e nella disperazione le classi
più povere. La situazione mutò radicalmente dopo il golpe di Pinochet;
in modo tale, che sembrò merito del nuovo governo militare, aver fatto
aumentare la qualità della vita del popolo cileno. Tutto questo venne
favorito dall’opera “intimidatoria” del WTO, della Banca Mondiale e del
Fondo Monetario Internazionale, i quali, tramite gli Uruguay Round dei
GATT e i Piani di Aggiustamento Strutturale, imposero ai paesi in via
di sviluppo di cancellare ogni politica protezionistica e qualsiasi
limite al libero commercio nel settore agricolo – misure atte a
garantirne l’autosufficienza alimentare – pena la “cacciata”
dall’assise del commercio mondiale e l’impossibilità di ottenere i
prestiti necessari a ripianare la situazione di debito estero, creata
ad arte dagli stessi “centri della globalizzazione”. Tutto questo
rendeva interi Paesi “docili” verso le scelte politiche di Washington,
il vero motore della globalizzazione e della cosiddetta Rivoluzione
Genetica, pena pesantissime conseguenze sugli approvvigionamenti
alimentari per la propria popolazione.

In quest’ottica, aziende come la DP&L diventano strumenti
potentissimi. Questa multinazionale, acquisita dalla Monsanto nel 1999
(subito dopo aver brevettato i semi Monsanto) ha goduto, e gode
tutt’ora, di importantissimi agganci all’interno dell’establishment
governativo statunitense, cosa che le ha permesso di agire in modo
quantomeno al limite della legge, e spesso oltrepassandolo. La
multinazionale ha goduto per anni dell’appoggio della famiglia
Rockefeller (basti pensare che la figura scientifica chiave del
progetto Terminator fu il Dott.  Nam-Hai Chua, che era anche il cuore
del Dipartimento di Biologia Molecolare della Rockefeller University,
che spese per la Rivoluzione Genetica oltre 100 milioni di dollari),
del governo degli Stati Uniti (in particolare dell’amministrazione
Clinton, che fornì gli appoggi politici per le ricerche), di istituti
di credito internazionale legati alla malavita (come la banca pakistana
BCII,  accusata di essere collegata al cartello della droga colombiana
con base a Miami, col terrorismo internazionale, col traffico di armi,
ecc.) e la sua proprietà fa parte dei consigli di amministrazione di
altre multinazionali, che adottano tecniche commerciali di dubbia
legalità ( una su tutti la Tyson Foods, che con la sua tecnica di
allevamento di massa, e in spazi ridottissimi e malsani, di suini ha
causato il diffondersi dell’influenza aviaria). Oggi, la DP&L ha
sussidiarie in tutto il mondo – D&PL Argentina, D&PL Cina,
D&PL China PTE  (Singapore), Deltapine Paraguay, Delta Pine de
Mexico, Deltapine Australia, Hebei Ji Dai Cottonseed Technology Company
(Cina), CDM Mandiyu in Argentina, Delta and Pine Land Hellas in
Grecia, D&M Brazil Algodao (Brasile) , D&PL India, D&PL
Mauritius Ltd., ecc. – che disegnano una ragnatela di interessi che
copre ogni angolo del pianeta.


Traduzione di Manuel Zanarini

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